IntentChat Logo
Blog
← Back to Italiano Blog
Language: Italiano

Perché è così stancante parlare con i giapponesi? Smettila di imparare a memoria, una "mappa delle relazioni" ti farà capire tutto al volo

2025-08-13

Perché è così stancante parlare con i giapponesi? Smettila di imparare a memoria, una "mappa delle relazioni" ti farà capire tutto al volo

Ti è mai capitata una sensazione del genere?

Quando parli con persone appena conosciute, soprattutto colleghi o clienti provenienti da contesti culturali diversi, ti senti sempre cauto, come se camminassi sulle uova. Hai paura di dire la parola sbagliata, che l'atmosfera diventi subito imbarazzante, e preghi in silenzio: "Mamma mia, quello che ho appena detto non sarà stato troppo informale?"

Soprattutto quando si impara il giapponese, di fronte al complesso "Keigo" (敬语), molte persone si arrendono subito. Tutte queste parole significano "dire", ma perché esistono così tante versioni come 「言う」 (iu), 「言います」 (iimasu), 「申す」 (mousu), 「おっしゃる」 (ossharu)?

Se anche tu hai la stessa perplessità, voglio dirti: il problema non è che la tua lingua non è abbastanza buona, né che hai una memoria scarsa.

Il problema è che siamo tutti abituati a trattare la lingua come un "esercizio di traduzione", ignorando una "mappa sociale" invisibile dietro la comunicazione.

La comunicazione non è traduzione, ma posizionamento

Immagina di usare un "GPS delle relazioni interpersonali". Ogni volta che interagisci con qualcuno, devi prima individuare due coordinate:

  1. Asse verticale: Distanza di potere (Sei tu 'sopra' o sono io 'sopra'?)
  2. Asse orizzontale: Distanza psicologica (Siamo 'interni' o 'esterni' al gruppo?)

La "distanza di potere" si riferisce allo status sociale, all'età o alla gerarchia sul lavoro. Il tuo capo, i tuoi clienti, le persone anziane, sono tutti "sopra" di te; i tuoi amici, i colleghi di pari livello, si trovano invece sullo stesso piano.

La "distanza psicologica" si riferisce alla vicinanza o lontananza di una relazione. Familiari e amici stretti sono la tua "cerchia interna" (in giapponese uchi), tra voi non ci sono quasi segreti, e il modello di interazione è spontaneo e informale. Il commesso del minimarket o un cliente che incontri per la prima volta, invece, sono "esterni" (in giapponese soto), e la vostra interazione segue un "copione sociale" consolidato.

Questa mappa determina quale "percorso di comunicazione" dovresti scegliere.

La lingua è il percorso che scegli

Ora, torniamo a quelle parole giapponesi che fanno venire il mal di testa:

  • Quando chatti con i tuoi amici più stretti, voi siete sullo stesso piano sulla mappa e la distanza psicologica è pari a zero. In questo caso, stai percorrendo il "sentiero quotidiano", e basta usare il più rilassato 言う (iu).
  • Quando parli con estranei o colleghi non molto familiari, il vostro status è uguale, ma c'è una certa distanza psicologica. In questo caso, devi imboccare la "strada della cortesia", e usare 言います (iimasu) sarà appropriato.
  • Quando riferisci al tuo capo o a un cliente importante, lui/lei è "sopra" di te e fa parte degli "esterni". In questo caso, devi passare alla "modalità umile" per descrivere le tue azioni, abbassandoti con 申す (mousu).
  • Allo stesso tempo, quando ti riferisci alle azioni di questo capo o cliente, devi attivare la "modalità rispettosa", usando おっしゃる (ossharu) per elevare l'altra persona.

Vedi? Una volta che hai capito questa "mappa", la lingua non è più un insieme di regole imparate a memoria, ma una scelta naturale basata sul posizionamento relazionale. Non stai "imparando parole a memoria", ma "scegliendo un percorso".

Questa non è solo una logica giapponese; in realtà è universale in qualsiasi cultura. Pensaci bene: non useresti un tono scherzoso con un amico per parlare con un selezionatore, né useresti le formalità riservate ai clienti per chiacchierare con i tuoi genitori. Questo perché, nel momento in cui apri bocca, hai già inconsciamente completato il posizionamento nella tua mente.

Non aver paura di sbagliare strada, prova prima a guardare la mappa

Quindi, per padroneggiare veramente una lingua e stabilire connessioni profonde con le persone, la chiave non è imparare a memoria tutta la grammatica, ma sviluppare una "consapevolezza della mappa".

La prossima volta che ti senti nervoso o incerto su come iniziare a parlare, non affrettarti a cercare "come si dice questa frase in inglese/giapponese".

Prima, poniti alcune domande:

  • Che distanza di potere ho con questa persona?
  • Quanto è grande la nostra attuale distanza psicologica? Siamo "interni" o "esterni" al gruppo?

Quando riuscirai a rispondere chiaramente a queste due domande, la risposta su quale tono e quale lessico usare ti apparirà spesso in modo naturale. Questo è più utile di qualsiasi libro di grammatica.

Naturalmente, esplorando una "mappa" culturale sconosciuta, è inevitabile perdersi. In questi casi, avere una guida intelligente può rendere tutto molto più semplice. Ad esempio, uno strumento come Lingogram è un'applicazione di chat con traduzione AI integrata. Quando superi il divario culturale e linguistico e non sei sicuro se le tue parole siano appropriate, può aiutarti a trasmettere con precisione la tua buona volontà e il tuo rispetto, permettendoti di stabilire connessioni più sicure con persone di tutto il mondo, invece di rovinare la conversazione.

Ricorda, l'obiettivo finale della lingua non è la perfezione, ma la connessione.

La prossima volta, prima di aprire bocca, non pensare solo a cosa dire, ma guarda dove vi trovate entrambi sulla mappa.

Questo è il vero segreto della comunicazione.